Francia – Teatro delle Ariette al Festival de l’Arpenteur
In un futuro distopico che assomiglia drammaticamente al nostro presente, una donna di settant’anni, dopo aver attraversato l’Epoca dei Grandi Contagi e il lungo periodo di Riorganizzazione Faunistica e Sanitaria, durante il quale erano stati eliminati tutti gli animali ritenuti colpevoli di essere portatori di malattie, si trova a confrontarsi con la realtà di un mondo nuovo, moderno e crudele, indurito, buio e senza pietà.
È l’ultimo lavoro del Teatro delle Ariette, E riapparvero gli animali, che è in scena l’8 e il 9 luglio a Les Adrets nell’ambito del Festival de l'Arpenteur, manifestazione organizzata dall’Associazione Scènes obliques che ospita ogni anno eventi di spettacolo dal vivo e letteratura contemporanea sulle pendici del massiccio di Belledonne (Isère).
Lo spettacolo è tratto da un testo di Catherine Zambon, autrice contemporanea francese, scritto nel 2020 durante il primo lockdown.
Paola Berselli e Stefano Pasquini se ne sono innamorati, perché «non parlava della Francia o dell'Italia, della causa animale o del cambiamento climatico, non solo almeno, ma parlava soprattutto di noi, delle nostre ansie, dei nostri desideri, del presente che tutti stiamo vivendo. (…) Quello che ci ha colpiti di questo testo, oltre la fantascienza distopica, è soprattutto l’umanità della protagonista, la sua compassione verso tutte le manifestazioni della vita».
Un ‘corda’ che vibra da sempre anche in tutto il lavoro artistico e quotidiano di Paola e Stefano nei campi delle Ariette, dove vita e teatro coincidono.
Dopo la pandemia, E riapparvero gli animali è un invito a una riflessione per un ritorno alla 'normalità' che implichi una maggiore partecipazione, una presa di coscienza personale, oltre a quella civile e collettiva, e la consapevolezza che gli uomini sono solo una parte della Terra, e non la più importante.