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Danimarca – Romeo Castellucci a PASSAGE Festival

Il 29 e 30 luglio, a Helsingør, la video-installazione “Il Terzo Reich”

Si svolge a Helsingør dal 26 al 31 luglio PASSAGE Festival, uno dei più grandi festival internazionali di teatro di strada del Nord Europa.

L’edizione 2021 vuole confermare il cuore cosmopolita della manifestazione con un programma che presenta opere di più di cinquanta performer, poeti e artisti europei. Tra questi, Romeo Castellucci e la sua video-installazione Il Terzo Reich (29 e 30 luglio, al Kulturværftet, con repliche alle ore 18, ore 20, ore 22).

Con il suo ultimo lavoro, Castellucci continua a sviluppare uno dei temi centrarli della sua ricerca: il ruolo della retorica nell’arte, il potere del linguaggio in tutte le sue possibili declinazioni, politiche, sociali, psicoanalitiche.

Ispirandosi all’omonimo libro di Victor Klemperer, nel quale lo studioso analizza come la lingua del regime nazista sia riuscita a condizionare il pensiero di un intero Paese, Castellucci ha creato una video-installazione che ci trasmette l’immagine di una comunicazione inculcata e obbligatoria.

Dopo una cerimonia simbolica di “accensione” del linguaggio, una sequenza della totalità dei sostantivi del vocabolario italiano viene proiettata su un mega schermo a velocità crescente, una raffica di parole accompagnata dai suoni apodittici di Scott Gibbons che stordisce lo spettatore, fino a che la capacità retinica e mnemonica di trattenere una parola che appare nel baleno di un ventesimo di secondo inizia a vacillare, lasciandone impresse nella memoria soltanto alcune. È la dissoluzione del nucleo del nostro linguaggio, un “rumore bianco, che riporta al caos”.

Come leggiamo nelle note di regia, «l’affastellarsi frenetico delle nominazioni non lascia nessuno spazio alla scelta o discernimento. (…) Qui, il linguaggio-macchina esaurisce interi ambiti di realtà, là dove i nomi appaiono uguali nella loro serialità meccanica, come fossero i blocchi edilizi di una conoscenza che non lascia scampo. Ogni pausa è abolita, occupata. La pausa, cioè l’assenza delle parole, diventa il campo di battaglia per l’aggressione militare delle parole».

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