Un’antologia di danze in bilico tra
geometria e
turbinio dove l’elemento aereo è paradigma di riflessione sui confini del controllo.
Correnti e bufere, ventilatori e droni, uccelli e grand-jeté diventano allegorie sul legame tra coreografia e danza in un’indagine che rimbalza tra la ripetibilità del gesto e l’improvvisazione, tra la scrittura e l’interpretazione.
A fare da spartito un quaderno delle scuole elementari di
Francesca Pennini con decine di coreografie inventate e mai eseguite. Una macchina del tempo per un’impossibile archeologia che si declina sulla scena in una serie di possibilità strampalate.
Il corpo viene messo alla prova prendendo in prestito i principi della
termodinamica passando dalla plasticità ginnica alla dinamica più vaporosa ed effimera. Tra contorsioni e sforzi asfittici si innesca uno scambio respiratorio che mescola i volumi tra corpo e spazio, tra scena e pubblico in una geografia mobile, sospesa e decisa, fluttuante e depositata.
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